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Fonte:  LA REPUBBLICA

01 luglio 2015

Rubrica: Altro


Il Pd in ordine sparso “La caccia ai sindaci è del tutto strumentale”

profughi

L’APPROFONDIMENTO IL refrain è sempre lo stesso, è quasi diventato un tormentone nella Toscana che dice no ai migranti. «Non abbiamo strutture, non possiamo fare di più», dicono i sindaci riluttanti. Ma solo di primo acchito. In realtà è chiaro che al vertice dei 146 Comuni che ancora non hanno offerto un posto per l’accoglienza dei profughi ci sono primi cittadini con preoccupazioni ben diverse dalla penuria di immobili. E nella lista nera dei “riluttanti” che il governatore Enrico Rossi ha chiesto di comporre alle prefetture non ci sono certo i duri e puri della Lega, i nordisti «egoisti» come il presidente veneto Luca Zaia. A tergiversare sono i primi cittadini targati Pd. Nonostante l’appello alla collaborazione che il presidente toscano ormai da settimane, se non mesi, lancia e rilancia come unica soluzione per tenere in piedi il modello della solidarietà diffusa. «Questa caccia al sindaco che non accoglie mi sembra un po’ esagerata», dice Alessio Biagioli, sindaco di Calenzano. «Nei prossimi giorni sarà pronta una struttura da 25 posti. Ma, è bene dirlo, molto spesso i territori che ospitano lo fanno in virtù di accordi fra prefetture e privati, i Comuni non sono quasi mai coinvolti».Godono insomma di una solidarietà riflessa. La gestione dell’emergenza migranti, sostiene il sindaco della Piana fiorentina, corre su un asse fra il ministero dell’Interno e le prefetture. «La catena decisionale bypassa i Comuni, ed è strumentale tirarli in ballo», dice anche il sindaco di Grosseto, Emilio Bonifazi, che è pure presidente di una delle province meno “ospitali” insieme a quelle di Siena e Lucca. «Li avrà letti Rossi i bandi o no? Senza soggetti privati non si va da nessuna parte. Per questo tanti Comuni maremmani non ospitano richiedenti asilo, sul territorio non sono presenti associazioni capaci di organizzare l’accoglienza ». Non ci sono nel 52% dei Comuni toscani. Possibile? Così pare anche per Comuni di medie dimensioni come Follonica, Montecatini, Terranuova Bracciolini, San Vincenzo, Altopascio. E anche su territori che rientrano nella mappa delle 31 sedi scovate dalla Regione. «Benissimo – dice Monica Paffetti, sindaco di Orbetello – solo che la struttura nel nostro territorio non è stata giudicata idonea dal prefetto».Ma non è solo una questione strutturale ad alimentare i tentennamenti. L’immigrazione è ormai un filo ad alta tensione per l’opinione pubblica. Così non sono pochi i sindaci Dem su posizioni non troppo distanti da quelle espresse due giorni fa da Massimo Mallegni, rieletto primo cittadino di Pietrasanta. «Non siamo nelle condizioni di ospitare gli immigrati, ha detto. L’uomo “forte” del centrodestra prova ad accreditarsi come l’anti-Rossi, a sottrarre un tema caldo al discorso politico del Carroccio. E a farlo senza una retorica degli eccessi. «A Pietrasanta – dice – ci sono 250 famiglie che non riescono ad aver garantiti due pasti al giorno, 146 nuclei in lista di attesa di una casa, e 100 sono straniere. E io, in un periodo di crisi come questa, devo prima dare una risposta prima di tutto a loro». Chiaro, nessuno dei Democrat toscani è così esplicito. «Comprendo quello che chiede Rossi, la solidarietà fa parte del nostro Dna – dice Umberto Buratti, sindaco di Forte dei Marmi – Ma non possiamo chiedere troppo neppure alle nostre comunità. Io non posso chiedere a chi possiede una casa,magari l’unica fonte di reddito, di sottrarla al mercato degli affitti turistici. E poi, ahimé, tocca quasi dar ragione a Salvini quando si chiede perché la comunità internazionale intervenga con le sanzioni alla Russia e non faccia nulla in Africa. Perché i nostri sforzi diplomartici e umanitari non cerchiamo di rivolgerli all’origine del problema?». «Ogni mattina – riprende Bonifazi – devo fare 300 metri a piedi per arrivare in Comune, ci impiego mezz’ora. Gente che mi chiede il lavoro, che si incatena per la casa, per le tasse. Di 60 mila persone in età da lavoro, 30 mila a Grosseto sono disoccupate. Proprio ieri la Eurovinil ha inviato 100 lettere di licenziamento. Ora basta, i Comuni non possono essere l’imbuto in cui far ricadere tutte le crisi».


 
 

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