Il questore Micillo parla anche di “diversi fronti aperti”. L’allerta resta alta Dalla Lewthwaite a Bosnic ci sono alcuni precedenti La lista degli investigatori
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Percorso:

Fonte:  LA REPUBBLICA

02 luglio 2015

Rubrica: Altro


“La Toscana territorio di passaggio non ci sono segnali di pericolo però non trascuriamo niente”


Il questore Micillo parla anche di “diversi fronti aperti”. L’allerta resta alta Dalla Lewthwaite a Bosnic ci sono alcuni precedenti La lista degli investigatori

LE INDAGINI

«NON

trascuriamo niente, sul nostro territorio non abbiamo segnali di imminente pericolo ma restano diversi fronti aperti. Dagli ultimi riscontri è ipotizzabile che in alcuni casi, per la posizione geografica, il nostro territorio sia stato usato come luogo di transito». A dirlo è il questore di Firenze Raffaele Micillo. L’allerta terrorismo resta alta anche in Toscana. Sulla scia delle ultime inchieste della magistratura, e delle espulsioni a carico di persone ritenute vicine all’Islam radicale, le forze dell’ordine continuano a raccogliere informazioni a caccia di possibili fiancheggiatori del Califfato. «E’ un lavoro che va avanti da molto tempo – conferma Micillo - occorre saper cogliere anche il più piccolo segnale, e per questo sono state avviate diverse attività. Ma ripeto, al momento non abbiamo particolari segnalazioni di allarme». Sul punto, massimo riserbo anche dal procuratore Giuseppe Creazzo: «Delle indagini in corso non si parla, posso solo dire che l’attività di intelligence non si è mai fermata e si è sta intensificando sempre di più»”.

Il lavoro di forze di polizia e inquirenti prosegue dunque senza sosta. Tra i versanti caldi, come indicato anche da alcune informative inviate al Viminale, proprio quello relativo al possibile passaggio sul nostro territorio di predicatori dell’Islam e persino di esponenti di spicco della nuova campagna di terrore. E’ il caso di Samantha Louise Lewthwaite, tra le most wanted del terrorismo internazionale (ricercata per attentati in Kenya e Nigeria) e ribattezzata la “vedova bianca” per essere stata moglie di uno dei kamikaze dell’attacco del 7 luglio 2005 alla metro di Londra: nei mesi scorsi al Viminale era arrivata una informativa riguardo la sua presunta presenza a Firenze, ma dai controlli non erano emerse prove certe di un passaggio col suo nome. Stessa sorte anche per altri accertamenti portati avanti nell’ultimo anno in diverse province. Di certo, tra i fronti caldi del contrasto al radicalismo islamico in Toscana resta centrale la figura di Bilal Bosnic, l’ “imam errante” bosniaco (arrestato in patria nel settembre 2014) accusato di aver fatto opera propaganda filo jihadista in Italia, e che nel 2012 aveva soggiornato nella provincia di Siena visitando a più riprese il centro culturale islamico Restelica di Monteroni d’Arbia. Il centro, frequentato in particolare da comunità originarie dei paesi balcanici, è finito sotto osservazione anche per i sermoni di un altro imam, Seih Idriz Bilibani, albanese, anche lui considerato una influente “guida spirituale wahabita”. Il sospetto è che nonostante la breve permanenza in Toscana (in tutto otto giorni) i due predicatori possano aver fatto breccia in qualcuno. Alcune delle attività di indagine in Toscana riguarderebbero infatti persone (italiane e straniere) convertite all’Islam, tanto che solo un anno fa gli investigatori avevano stilato una rosa di circa venti nomi da tenere sotto controllo. Nel complesso negli ultimi dieci anni sono diverse le operazioni anti terrorismo scattate in Toscana, ma le accuse non hanno mai retto in fase processuale.

E’ il caso dei cinque cittadini nordafricani, tra i quali l’imam della moschea di Sorgane, arrestati dagli investigatori nel 2003. I cinque erano stati accusati di aver preso parte alla sigla “Ansar al Islam”, con il compito di arruolare kamikaze da inviare in Iraq per attentati contro obiettivi occidentali.


 
 

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